Girls Talk – Giovanna Rinaudo

Inauguriamo con questa intervista un appuntamento che diventerà fisso sul nostro sito: Girls Talk, uno spazio dove vi faremo conoscere direttamente con le loro parole le ragazze che contribuiscono attivamente alla scena skateboard femminile italiana.
Sarà Eva, che oltre ad essere la responsabile delle trasferte per la nazionale si occupa anche di tutto quello che riguarda lo skateboarding femminile all’interno di Italian Skateboarding, ad intervistare le ragazze.
Lasciamo quindi la parola ad Eva che ci farà conoscere meglio Giovanna Rinaudo

Wallride to fakie - ph. Valentina Mazzanti

Wallride to fakie – ph. Valentina Mazzanti

Giovanna – una skater girl determinata ma allo stesso tempo sensibile, tra tanti sogni nel cassetto anche quello di portare in futuro gli skaters azzurri alle Paraolimpiadi.

Ciao Giovy! Iniziamo con la domanda banale. Quanti anni hai e dove vivi?
Ciao Eva! Ho 28 anni e vivo a Torino, la mia città, dove sono cresciuta !

Sono già un po di anni che sei una delle ragazze più attive nella scena skate italiana. Per quale motivo è iniziata per te questa passione?
La passione nacque all’età di 12 anni grazie a un amico di mio fratello che mi fece conoscere Amante&Casella, uno skatepark indoor gestito da skaters torinesi. Lo skateboarding mi appassionò subito essendo uno sport molto individuale e divertente; lo skate è diventato uno stile di vita per me, non posso farne a meno. Quando iniziai a Torino c’erano solo altre due ragazze poco più grandi di me che già lo praticavano quindi all’inizio girai con loro e mi feci tanti amici della scena torinese skatando ovunque per Torino!

Raccontaci un po il tuo primo giorno di skate. Dove hai iniziato o con chi e come era il tuo primo set up?
Il mio primo giorno di skate fu all’indoor skatepark di Amante&Casella gestito da Gianluca Amante che collaborava con Marco Mina per insegnare lo skate ai giovani e così iniziai con loro all’età di 13 anni. Pensa che ho ancora la mia primissima tavola a casa, una AngelBoy 7.5 (tavola x bimbi ma skatabile) e ruote spit fire!

Blunt to fakie

Blunt to fakie

Hai dovuto affrontare nella tua vita un periodo difficile, operazioni e lunga riabilitazione. Quale è stato il ruolo dello skate in quei momenti? O è venuto dopo?
L’adolescenza è stato un periodo molto difficile, alle medie e al liceo ho subito molto il bullismo da parte soprattutto di ragazzine a causa della mia “bassezza”. Mi operai alle gambe all’età di 15 anni quando ero nel fior fiore della mia passione di skatare, ero diventata fortissima, forse una delle più forti d’Italia, battevo un sacco di amici a S.K.A.T.E., Jacopo Cervelli ne è testimone. Dovetti abbandonare tutto nell’agosto 2008 e ripresi nel 2011 pian piano. Quando stavo in ospedale, sulla carrozzina, a casa, a letto o dal fisioterapista pensavo sempre allo skate, tutto il lavoro della riabilitazione era concentrato a farmi tornare sulla tavola, non a correre o a camminare decentemente. Franco, il miglior personal trainer della mia vita, aveva scommesso su di me infatti riuscì a farmi di nuovo camminare!
Quando avevo ancora le stampelle ero già sulla tavola a provare qualche tricks ogni tanto.
Lo skateboarding ha aiutato molto la riabilitazione delle mie caviglia e ho ricominciato da 0 come una principiante. Nella mia memoria i tricks erano ancora ben impressi infatti mi ricordavo i movimenti da fare, mancava solo più far funzionare i piedi.
Ora ho recuperato quasi tutti i tricks che facevo una volta e ne ho imparati un sacco di nuovi anche grazie all’aiuto dei miei amici skaters; i dolori da post-intervento ci saranno per sempre nella mia vita, ma mi ricordano che grazie a loro sono diventata la persona fiera e tenace che sono ora.

Chi sono le persone che ti supportano o a chi ti stai ispirando?
Le persone che mi supportano sono quelle che mi hanno vista crescere nella scena dello skateboarding e rinascere per tornare sulla tavola, mia mamma e mio fratello che hanno sempre creduto in me e tutta le gente che ho conosciuto in questi anni e che mi capisce davvero profondamente e/o ha avuto tanta pazienza per capirmi.
Non ho mai avuto un modello a cui ispirarmi, al massimo quando avevo 14 anni mi piacevano la cantante Avril Lavigne e il proskater Brandon Biebel, ma ciò che mi dava la forza era conoscere e vedere le persone normali e “diversamente normali” combattere per i propri sogni e passioni! Quando stai per tanto tempo in ospedale vedi gente che per una cavolata ha rischiato di perdere tutto o non ce l’ha fatta, quindi apprezzi molto di più il significato della vita e le persone che si sacrificano e lottano per realizzare i propri sogni.

Hai partecipato diversi contest e sei sempre stata molto attiva. Attualmente collabori anche con la Skate School a Torino. Quali sono le tue attività preferite?
Mi piace skatare con i bimbi che si appassionano allo skate perchè mi ricordano molto me stessa ai primi tempi, loro skatano per divertimento e a molti di loro non frega diventare dei pro, i loro sorrisi sono puri, non c’è competizione o rabbia per un trick che non viene.
Mi piace un sacco skatare con le bambine cazzute come Nora che ha pure un super papà che skata e quindi non c’è miglior cosa che imparare a skatare insieme ai propri genitori!
Al momento sono solo di supporto alla skateschool Torino skateboard di Marco Mina ed è un vero onore per me tornare a skatare insieme al mio maestro di skate!
Quando avrò ultimato gli ultimi corsi per diventare al 100% istruttrice di skate mi piacerebbe creare una mia piccola squadra di giovani skatergirls e una di cazzutissimi skaters “diversamente abili” per portarli alle Olimpiadi e Paraolimpiadi future magari un giorno…!

A parte la Giovy skater c’è anche la Giovy appassionata di animali. Dicci di più su questa tua passione. Come sono le tue giornate nel quotidiano?
Sinceramente non mi è mai piaciuta la vita in ufficio… 8 ore lavorative sono davvero pesanti per me sia mentalmente che fisicamente (nelle mie gambe i dolori articolari iniziano a sentirsi dopo solo 4 ore in ufficio). Mi sono laureata in agraria, per un anno ho lavorato in questo settore ed è stato bellissimo anche se faticoso, poi la crisi economica ha colpito a Torino e quindi ho solo più trovato lavori abbastanza noiosi in ufficio, però, per fortuna, ai tempi dell’università mi ero creata un bel lavoretto all’aperto e divertente, il dog sitting! Stavo ore e ore all’aria aperta, col bello o brutto tempo, insieme al mio cane e a quelli che portavo a spasso; lavoravo seriamente e percorrevo km di camminate lungo il Po o sulle colline torinesi che, oltretutto, mi servivano alla riabilitazione delle gambe! Ho sempre avuto la passione per i cani, a 17 anni presi il mio primo e unico cane, inseparabili compagni di gioco e di avventure, lui è stato ed è ancora il mio pet therapy che mi ha aiutato a tornare nella vita sociale, a conoscere nuove persone e fare del dog sitting un’altra mia passione e lavoro a tal punto che pure mia madre ha iniziato ad aiutarmi perchè ero arrivata a dovermi occupare di una decina di cani. Sveglia alle 6.30, guinzagli alla mano e via per parchi!
Tornavo sempre a casa con le gambe a pezzi, ma felice!
Un giorno riuscirò a realizzare il mio pensionato per cani in campagna dove mi trasferirò e costruirò una bella rampa a spina e la mia impresa agricola!

Come vedi la scena skate femminile italiana e quella mondiale? Quali sono i punti in comune e quali le differenze?
Lo skate non è più un tabù per noi femmine, anzi, è un modo per dimostrare che pure noi siamo cazzute!
Sicuramente se avessimo più strutture idonee dove allenarci a Torino, ci sarebbero molte più atlete forti come da altre parti, vedi USA, Brasile, Spagna, Francia ecc…
All’estero lo skateboarding è visto come stile di vita e poi anche disciplina sportiva, quindi ciò ha incentivato la costruzione degli skateparks e la nascita di tanti skaters.
In Italia, come sempre, arriva tutto più tardi, molti italiani hanno una mentalità chiusa e sono fissati solo col calcio. Negli ultimi anni c’è stato un incremento delle attenzioni per lo skateboarding anche grazie alle Olimpiadi che hanno incluso skate e surf come discipline olimpioniche, portando così molti aspetti positivi a questa scena, vedi la costruzione di nuovi skateparks in molte parti d’Italia e l’inclusione dello skate nella FISR, ma anche qualche aspetto negativo, come la moda che ha, in parte, distrutto l’essenza dello skatebarding e causato la chiusura di molti skateshops gestiti da skaters.

I tuoi progetti futuri nella vita?
Bella domanda! In questo periodo sono un po’ confusa a causa della crisi economica e sanitaria che sta affrontando l’Italia, ho dei progetti nel cassetto pronti per essere realizzati appena ci sarà l’occasione. Sicuramente vorrei crearmi un futuro che rispecchi i miei studi in cui ci siano anche i cani e soprattutto lo skateboarding. Come ho detto prima mi piacerebbe insegnare lo skate ai più piccoli, vivere una vita tranquilla in campagna realizzando un’azienda eco-sostenibile e pensionato per cani cosicchè anche mia madre possa vivere serena e tranquilla…però, prima di tutto ciò, vorrei girarmi per bene il mondo con la mia tavola!

Quale consiglio daresti a tutte le ragazze skater o quelle che si stanno avvicinando a questo mondo?
Lo skateboarding per me è uno stile di vita, una passione, un divertimento, un modo per viaggiare e farmi nuovi amici! New Skatergirls…non abbiate paura di farvi male, iniziate a skatare per puro divertimento perchè solo così apprezzerete tutte le sue sfumature!